venerdì 14, sabato 15 marzo ore 21.00
domenica 16 marzo ore 17,30
di e con Pierpaolo Palladino
regia Manfredi Rutelli
Un teatrante a Roma viene inviato in una scuola media per realizzare un laboratorio di teatro finalizzato all’integrazione tra ragazzi normodotati e con disabilità. La scuola sorge in una ex borgata dove la maggior parte dei ragazzi è disagiata, con famiglie difficili alle spalle e una diffidenza reciproca tra i ragazzi stessi e le istituzioni.
La vicenda, ispirata a esperienze realmente vissute dall’autore, è ricostruita come un percorso a tappe, un viaggio appassionato di Lorenzo, il protagonista, alla scoperta di se stesso e delle proprie paure, nella difficoltà di comunicare con i ragazzi e motivarli a partecipare.
Da un parte le insicurezze dell'”esperto” e dall’altra le realtà sociali della scuola: la diffidenza degli insegnanti e il timore degli allievi a mostrarsi e mettersi in gioco, nella continua ricerca di un linguaggio comune tra l’adulto e ciascun ragazzo, con l’unica scommessa che è quella del teatro e delle sue necessità da trovare di volta in volta.
“Un codice. Questo è il grande tema della comunicazione teatrale ed ogni volta è una sfida, affascinante, che stimola la fantasia, la creatività, l’immaginazione.
Anche il protagonista della nostra storia, Lorenzo, è alla ricerca del giusto codice per poter comunicare con dei ragazzi, con un’età ormai lontana, diversa; una generazione cresciuta in situazioni mai riconducibili ad un’esperienza personale. La periferia urbana in cui si trova la scuola dove il nostro inesperto insegnante di teatro, suo malgrado, viene mandato ad operare è l’esempio del nostro tempo; di come non si sia più capaci di capire, di ascoltare, di sentire gli altri. E solo chi è abituato a lottare per conquistare un obiettivo, può superare ogni ostacolo e scoprire un mondo, un’umanità, che troppo spesso diamo per persa. Quando forse siamo noi ad esserci smarriti.
Non è la prima volta che con Pierpaolo mi trovo a dover affrontare testi solo apparentemente monologanti, ma invece sempre ricchi di personaggi forti, ben delineati, ben definiti, e a cui ci si affeziona come se li vedessimo, li incontrassimo realmente sul palcoscenico. E in effetti ci sono, sono lì, evocati dagli sguardi, dai gesti, dalle azioni, dal filo teso del dialogo. Ecco la sfida. Rendere vivo ciò che la parola evoca. E non è difficile riuscire a dare vita ad un racconto così ricco di situazioni, di sensazioni e sentimenti. Si tratta solo di ascoltare tutti i suoi protagonisti. Ed è questo che ho voluto fare, aiutare la storia, offrendo, con la massima semplicità, il codice del suggerire, dell’associare ad un oggetto un segno, un luogo; una stanza, una palestra, una strada, così come il cerchio in cui i ragazzi svolgono i loro esercizi, la panca, la porta, il sipario. Lasciando al pubblico la libertà di tracciare i loro volti, i loro sguardi, i loro gesti.
Sperando di essere stato capace, come Lorenzo, a trovare il giusto codice per entrare nella testa degli altri.”
Manfredi Rutelli